Per quasi due secoli, dal tramonto della Giostra antica, nessuno si occupò più della tradizione legata a piazza Maggiore. Solo nell’Ottocento tornò ad interessarsene l’archeologo Giovanni Pansa con un saggio sui Capitoli di Giostra di Cornelio Sardi. Breve cenno alla Giostra Cavalleresca fece anche lo storico Pietro Piccirilli nella sua preziosa Guida storico artistica della città. Più tardi, in occasione del VII Congresso nazionale delle tradizioni popolari, celebrato a Chieti nel 1957, a porre attenzione sulla tradizione della Giostra fu Francesco Sardi De Letto. Anche il professore Antonio Trinchini in quegli anni, da presidente dell’Azienda autonoma di soggiorno e turismo, pensò di riportare alla luce l’antica tradizione ma l’idea incontrò ostacoli insuperabili nelle ingenti necessità finanziarie della sua realizzazione. Stesso tentativo inutile fatto dal suo successore alla guida dell’Azienda, Salvatore Di Paolo.
La voglia di ripristinare la Giostra fu sollecitata da un piccolo volume dedicato al torneo cavalleresco fatto pubblicare dal sindaco Bruno Di Masci, nei primi anni Novanta. Un gruppo di sulmonesi, appassionati delle più antiche tradizioni cittadine e dotati di tanto coraggio, guidati dal professore Gildo Di Marco, già promotore di iniziative culturali di sicuro valore, si formò per riportare alla luce e realizzare la Giostra Cavalleresca. Con Di Marco condivisero la scelta di riportare in vista l’antica tradizione Fabio Balassone, Maurizio Balassone, Giancarlo D’Alessandro, Luciano De Dominicis, Ezio Di Sanza, Maria Clotilde Iavarone, Umberto Malvestuto, Marco Massaro, Giulio Quercia, Fabio Spinosa. Questo gruppo tenne a battesimo l’Associazione Culturale Giostra Cavalleresca, costituita nel dicembre 1993 e presieduta dallo stesso Di Marco.
Da quella data all’Associazione culturale Giostra Cavalleresca furono necessari due anni di duro lavoro e di appassionato impegno per riorganizzare l’antica tradizione, a cominciare dal reperimento dei fondi indispensabili per tenere il torneo, la nascita di scuole per sbandieratori, tamburini, chiarine, danza antica, cavalieri e quindi l’organizzazione di quello che sarebbe diventato il nerbo del “popolo della Giostra”, i Borghi e Sestieri nei quali il centro storico venne ripartito. In una conferenza, nell’emittente televisiva Videoesse, Gildo Di Marco presentò per la prima volta il plastico del campo di piazza Maggiore, con il circuito a forma di “otto” sul quale si sarebbero svolte le gare. Regione, Provincia e Comune di Sulmona diedero il loro contributo finanziario. Prove e manifestazioni sperimentali, che già infervorarono i sulmonesi, si tennero nel 1994. La svolta finalmente arrivò con Borghi e Sestieri convocati dall’associazione Giostra nel cortile dell’Annunziata nei primi giorni dell’estate del 1995. L’anno precedente i sulmonesi e già allora migliaia di turisti intanto potettero già godere dello spettacolare corteo storico, dal piazzale della Cattedrale di S.Panfilo snodatosi fino a piazza Maggiore. Uno spettacolo unico di costumi, stendardi, suoni che vede protagonisti circa quattrocento figuranti di Borghi e Sestieri, preceduti dal gruppo di rappresentanza della Giostra Cavalleresca. Il 27 luglio del 1995 in piazza Maggiore si disputò la prima edizione della Giostra Cavalleresca moderna. Il Palio disegnato ogni anno da un artista diverso e ispirato alla storia, ai simboli, ai monumenti e personaggi della città di Sulmona, viene assegnato a fine gara in una breve ma solenne cerimonia che si svolge al centro di piazza Maggiore.